IL PENSIERO E L’INTELLIGENZA

IL PENSIERO E L’INTELLIGENZA

Gli elementi di base del pensiero

Il pensiero si manifesta attraverso la formazione dei concetti, il ragionamento, la soluzione dei problemi e la creatività.

Rappresenta l’espressione più tipica dell’intelligenza umana che è diversa da quell’animale per la sua duttilità e capacità di astrazione che ha consentito all’uomo di adattarsi all’ambiente.

I concetti

Il concetto è una rappresentazione mentale che si riferisce a un determinato insieme (o classe) di oggetti.

Possiamo dunque dire che il concetto è una categoria generale e raggruppa in sé tutti gli oggetti che hanno caratteristiche comuni. I concetti sono da sempre stati studiati dalla logica, che sostiene che i concetti devono avere due importanti caratteristiche: l‘estensione e l’intensione

  • l’estensione riguarda l’ampiezza del concetto (felino)
  • l’intensione riguarda il grado di precisione e quindi il significato più specifico del concetto (gatto)

L’estensione e l’intenzione ci consentono di raggruppare i concetti in ordine gerarchico –> disendente o discendente

La formazione dei concetti

Affinché si formi un concetto la nostra mente deve fare le seguenti operazioni:

  1. Osservare gli oggetti, individuare le somiglianze e le differenze
  2. Raggruppare gli oggetti con caratteristiche simili e denominarli
  3. Escludere gli oggetti con caratteristiche diverse

I ragionamenti

Il ragionamento è un’operazione mentale con cui si arriva attraverso dei passaggi ad una conclusione logica.

La logica distingue due tipi di ragionamento: induttivo e deduttivo

  • Il ragionamento induttivo è il tipo di ragionamento in cui si parte da casi particolari e si arriva al caso generale; questo tipo di ragionamento è molto comune nell’esperienza quotidiana
  • Il ragionamento deduttivo parte da premesse generali date per scontate e si arriva a casi particolari; questo ragionamento è più scientifico e porta a conclusioni certe

Con il ragionamento deduttivo non facciamo nuove scoperte perché partiamo da ciò che già sappiamo mentre il ragionamento induttivo ci consente di ampliare il bagaglio delle nostre conoscenze.

Il problem solving

In psicologia il problema è un quesito che può avere una o più soluzioni a cui si arriva attraverso più passaggi intermedi.

Ci sono due categorie di problemi: ben definiti e mal definiti

  • I problemi ben definiti sono quelli in cui ci sono tutti gli elementi per poterli risolvere ( problemi di geometria).
  • I problemi mal definiti sono i problemi della vita quotidiana o del lavoro che non presentano tutti gli elementi per poter essere risolti. Un tipo particolare di problema mal definito è quello decisionale, ossia la situazione in cui si deve fare una scelta, pendere una decisione e in cui il vero problema consiste proprio nel fare la scelta

La soluzione dei problemi, detta problem solving, è stata studiata dallo psicologo Wolfgang Kohler.

Il pensiero divergente e convergente

  • Divergente è quello che permette di ricercare più soluzioni che sono nuove, originali ed efficaci per cui è più facilmente applicabile a problemi aperti  che possono avere più soluzioni come ad esempio i problemi sociali, ambientali o economici; richiede flessibilità e fluidità
  • Convergente è logico, lineare e rigido per cui la soluzione è unica come nei problemi di matematica e di logica.

Tutti noi usiamo entrambi i tipi di pensiero ma ciò dipende dalla natura del problema in quanto alcuni problemi si possono risolvere solo con quello convergente

Negli ultimi anni sono state fatte varie ricerche per scoprire quali fattori possono favorire o ostacolare la creatività: si è scoperto che sono fondamentali l’ambiente familiare scolastico; se sono sereni e incoraggianti  possono stimolare il pensiero creativo, al contrario se tali ambienti educativi sono rigidi, inibiscono le potenzialità creative.

Una tecnica per stimolare la creatività e il brainstorming: il gruppo si dispone in cerchio e lo psicologo dice un’immagine, un colore o un oggetto invitando i membri del gruppo a dire liberamente tutto ciò che viene loro in mente; si compiono anche diversi giri fino a quando a qualcuno viene in mente la soluzione al problema originale.

INTELLIGENZA

La psicologia distingue la definizione di intelligenza in tre differenti:

come adattamento: è la definizione condivisa dalla maggior parte degli psicologi. L’adattamento e la capacità di risolvere un problema (rapporto tra uomo e ambiente).

Ci sono tre tipi di adattamento:

  • quello istintivo presente sia negli uomini che negli animali consiste nel risolvere un problema seguendo l’istinto senza ragionare
  • quello abitudinario tipico dell’uomo e degli animali domestici consiste nell’utilizzare la stessa soluzioni a problemi simili, per abitudine.
  • L’adattamento intelligente tipico solo dell’uomo avviene quando la soluzione ad un problema è rapida ed efficace

come astrazione: l’intelligenza viene vista come la capacità di astrarre. Questa definizione è molto criticata in quanto l’intelligenza non è solo astrazione

come risultato dei test: è una definizione più concreta condiviso soprattutto dagli psicologi americani per cui intelligenza è ciò che i test misurano

I primi test di intelligenza: Binet

I primi test sono nati a Parigi nel 1904 quando il ministero della pubblica istruzione promosso una ricerca per individuare nelle scuole i bambini con ritardo mentale allo scopo di inserirli poi in strutture scolastiche speciali.

L’incarico di condurre tale ricerca fu affidato allo psicologo Alfred Binet, che costruì i primi test con cui misurare l’età mentale dei bambini. L’età mentale veniva poi rapportata all’età cronologica dei bambini ossia la loro età anagrafica e da tale comparazione si poteva verificare la presenza o meno di un ritardo mentale. Ad esempio se un bambino di 5 anni ha un’età mentale di tre anni, ha un livello di intelligenza inferiore, è normale quando l’età mentale e quella cronologica coincidono

Gli sviluppi statunitensi: Terman e Wechsler

Successivamente lo psicologo americano Terman adattò il test di Binet agli adulti e definì per la prima volta il concetto di quoziente intellettivo calcolabile con questa semplice formula: Q.I.= (E.M./ E.C.) x 100 Se da questa formula il risultato è 100, si è nella piena normalità in quanto età mentale coincide perfettamente con l’età cronologica.

Oggi la tabella con i valori dei vari quozienti intellettivi è detta scala di Stanford-Binet.

Tale scala è stata poi aggiornata più volte da un altro psicologo americano David Wechsler ,docente presso il Bellevue Hospital di New York per cui la scala viene detta Wechsler- Bellevue.

Vengono misurate sia le prove verbali sia le prove di performance

Le prove verbali misurano i seguenti elementi

  • Quante conoscenze di carattere generale il soggetto possiede
  • Capacità di memorizzare liste di Parole e numeri
  • Capacità di ragionare
  • Conoscenza del significato delle parole
  • Capacità di cogliere somiglianze e differenze tra gli oggetti
  • Capacità di risolvere semplici problemi di vita quotidiana

Le prove di performance richiedono esecuzione di compiti particolari come

  • Completare figure
  • Assemblare oggetti
  • Riordinare delle vignette in base alla cronologia degli eventi

Le teorie

Nel corso del ‘900 sono state poi formulate nuove definizioni di intelligenza ed elaborate teorie molto diverse tra loro ma che partivano dallo stesso presupposto, ossia che non ce n’è una ma ce ne sono forme diverse e più complesse.

Thurstone e l’intelligenza multifattoriale

Lo psicologo americano Lewis Thurstone ha elaborato una teoria multifattoriale dell’intelligenza, in cui essa è considerata come la risultante di 7 fattori indipendenti tra loro e chi corrispondono a sette specifiche  abilità

  1. Comprensione verbale
  2. Fluidità verbale
  3. Abilità numerica
  4. Visualizzazione spaziale
  5. Memoria associativa
  6. Verità percettiva
  7. Ragionamento

 Gardener e Sternberg: le intelligenze multiple

Nel tempo sono state elaborate nuove teorie in cui si valorizzavano altre forme di intelligenza tra cui le più importanti sono quella di Gardner e quella di Sternberg.

Gardner e le 9 intelligenze

Oggi questa teoria è la più nota e la più riconosciuta ed è stata elaborata dallo psicologo americano Howard Gardner ed è nota come teoria delle intelligenze multiple.

Gardner per elaborare la sua teoria prese spunto da quella di Thurstone ma la elaborò e modificò prendendo in considerazione anche gli studi più recenti sul funzionamento del cervello.

La differenza tra Thurstone e Gardner è  che la teoria multifattoriale indica i 7 fattori come caratteristica dell’intelligenza mentre Gardner sostiene che noi abbiamo 9 tipi di intelligenza presenti in ognuno di noi.

Queste intelligenze sono:

  1. Linguistica
  2. Logico – matematica
  3. Spaziale
  4. Corporeo – cinestetica
  5. Musicale
  6. Sociale
  7. Introspettiva
  8. Naturalistica
  9. Spirituale o esistenziale

Secondo gardener ognuno di noi possiede tutte queste ma eccelle soltanto in alcune di esse.

Sternberg e il modello tripartito

Durante gli anni 90 del 900 lo psicologo americano Robert Sternberg ha elaborato la teoria tripolare dell’ intelligenza dopo avere effettuato molti studi sul modo più efficace di insegnare ai ragazzi e di valutarli scolasticamente.

Individua tre tipi di intelligenza:

  • Critica analitica
  • Creativo sintetica
  • Pratico contestuale

Secondo Sternberg questi tre tipi sono importanti allo stesso modo e andrebbero valorizzate in ognuno di noi.

Goleman e l’intelligenza emotiva

E’ la teoria più recente che è stata elaborata da Goleman, il quale nel 1995 scrisse il libro “Intelligenza emotiva” Per Goleman le parti emotive e razionali operano insieme e non sono in contrapposizione. Secondo lui le emozioni sono importanti perché sono l’energia che guida i comportamenti. Se si utilizzano insieme, è possibile risolvere meglio i problemi e fare scelte migliori. Una persona emotivamente equilibrata ha le idee chiare, sa raggiungere un obiettivo, è empatico nei rapporti con gli altri ed è abile a rapportarsi. Tale tipo di intelligenza è importante soprattutto per chi svolge professioni d’aiuto ma lo è per ognuno di noi per cui bisognerebbe valorizzarla

PLATONE

PLATONE

Platone

CONTESTO STORICO

Dopo la guerra del Peloponneso Atene, sconfitta da Sparta, attraversa un periodo di crisi soprattutto a livello politico con la perdita della democrazia. Inoltre, Atene è minacciata da un lato dell’ascesa di Tebe, dall’altro dall’espansione del Regno macedone a cui sarà costretta a sottomettersi. Gli ateniesi non si sentono più cittadini ma sudditi e perdono fiducia nella politica. È in questo clima che nasce l’esigenza di fondare un nuovo stato e sarà Platone a teorizzare e tentare di mettere in pratica un modello di Stato ideale.

LA VITA

Platone nasce ad Atene (428 a.C.) da una famiglia ricca e aristocratica. A 20 anni inizia a frequentare Socrate di cui sarà discepolo fino alla sua morte. Dopo l’ingiusta condanna di Socrate, Platone si allontana dalla vita politica e si dedica soltanto alla filosofia che egli ritiene possa essere l’unico mezzo per risvegliare negli ateniesi il desiderio di ricercare la verità e per poter realizzare uno Stato ideale e giusto.

Per realizzare questo Stato ideale compie tre viaggi: si reca inizialmente a Siracusa, governata da Dionigi il vecchio e diventa lì amico del cognato Dione. Dionigi non condivide le idee di Platone e lo costringe ad andare via. Durante il viaggio di ritorno ad Atene, Platone viene fatto prigioniero e reso schiavo. Un aristocratico ateniese lo riconosce e lo acquista riportandolo come uomo libero. Successivamente Platone torna di nuovo a Siracusa chiamato da Dione il quale, vuole convincere il suo successore, il nipote Dionigi il giovane, ad attuare le riforme sul modello politico platonico. Ma Dionigi il giovane, temendo che lo zio Dione voglia rubargli il trono, lo esilia, ma consente a Platone di rimanere a Siracusa. Platone deluso ritorna ad Atene.

Dopo pochi anni torna a Siracusa dove cerca di convincere Dionigi il giovane a fare entrare  a Siracusa Dione. I suoi tentativi falliscono e Platone viene imprigionato. Successivamente viene scarcerato da Archita, il tiranno di Taranto e si dedicò per il resto della sua vita ai soli studi e all’insegnamento nella ACCADEMIA, la scuola da lui fondata. Muore tra il 348 e il 347 a.C. all’età di circa 80 anni.

LE OPERE DI PLATONE

Platone scrisse molte opere usando lo stile del DIALOGO. Si possono cronologicamente suddividere in:

  • Dialoghi socratici o giovanili, in cui Platone riporta fedelmente il pensiero di Socrate.
  • Dialoghi della maturità,  in cui Platone espone la sua teoria che è diversa da quella di Socrate.                     Dialogo importante da ricordare e “La Repubblica” in cui egli descrive il suo Stato ideale
  • Dialoghi della vecchiaia, in cui Platone rivede alcuni aspetti della sua filosofia politica.                                          Dialogo da ricordare è “Le leggi” in cui ammette l’impossibilità di realizzare il suo stato ideale e prospetta una nuova più realistica visione politica

LA TEOERIA DELLE IDEE

Platone ritiene che le cose di cui facciamo esperienza diretta sono la manifestazione concreta cioè sensibile delle idee che rappresentano la vera realtà, per cui sono perfette immutabili e incorruttibili. Al contrario la realtà sensibile è una copia imperfetta, mutevole e corruttibile delle idee. La realtà è dunque divisa in due dimensioni: quella del mondo delle idee, che Platone definisce IPERURANIO, e quella del mondo sensibile, cioè la realtà concreta. Anche nell’uomo vi è un dualismo tra la parte materiale, cioè il corpo che è imperfetto e mortale, e la parte spirituale cioè l’anima che è perfetta e immortale

RAPPORTO TRA COSE E IDEE

MIMESI –> le cose imitano le cose

METESSI –> le cose partecipano all’essenza delle idee

PARUSIA –> le idee partecipano all’essenza delle cose

LA CONOSCENZA COME REMINESCENZA

Secondo Platone l’anima umana prima di incarnarsi nel corpo si trova nel mondo perfetto delle idee dove contempla la realtà autentica. Quando però l’anima si incarna nel corpo dimentica ciò che ha visto nell’iperuranio e si fa ingannare dalla falsa conoscenza, ossia dalle opinioni. Tuttavia, l’uomo può accedere alla vera conoscenza attraverso il ricordo.

TRIPARTIZIONE DELL’ANIMA

Per Platone l’anima umana è divisa in tre parti:

  • concupiscibile, sede dei desideri e delle passioni
  • irascibile, sede dell’impeto
  • razionale, sede della ragione

il compito della parte razionale è quello di controllare le altre due parti, soprattutto quella concupiscibile che tende a ribellarsi mentre quella irascibile e più facilmente dominabile dalla ragione. Solo così facendo si possono realizzare le virtù fondamentali: la saggezza, il coraggio, la temperanza e la giustizia. Per Platone lo scopo della vita umana e dell’educazione deve essere quello di dominare con l’anima razionale la parte concupiscibile e irascibile: ciò è possibile attraverso un percorso di conoscenza progressivamente sempre più elevato passando dalle opinioni fallaci alla scienza.

VEDI MITO DELL’AURIGA

L’auriga (anima razionale) deve guidare il carro in alto verso il mondo delle idee(iperuranio-conoscenza). Per fare ciò deve saper guidare bene i due cavalli: quello bianco (anima irascibile) e quello nero (anima concupiscibile) che senza una guida andrebbero verso il basso (reincarnazione).

L’auriga quindi deve riuscire a guidare i cavalli nella stessa direzione, verso l’alto, tenendo a bada quello nero e spronando quello bianco, in modo da evitare o ritardare il più possibile di “precipitare” nella reincarnazione. Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a contemplare l’Iperuranio per un tempo  più lungo rinasceranno come saggi e come filosofi.

TRIPARTIZIONE DELLA SOCIETÀ

Nel suo famoso dialogo “La Repubblica” Platone fa un parallelismo tra la tripartizione dell’anima e quella della società. In uno stato ideale ci devono essere 3 distinte classi sociali:

  • I produttori, nei quali predomina la parte concupiscibile dell’anima e che hanno il compito di produrre tutto ciò che serve allo stato per la sua sussistenza. La loro virtù deve essere la temperanza
  • I guerrieri o custodi, nei quali predomina la parte irascibile dell’anima e che devono difendere lo stato. La loro virtù deve essere il coraggio.
  • I governanti devono essere filosofi nei quali predomina la parte razionale dell’anima e hanno il compito di governare lo stato. La loro virtù deve essere la saggezza.

Platone pone in cima al suo stato ideale i filosofi.

Ciò che conta è che ognuno svolga il suo specifico compito affinché nello stato ideale possano regnare l’armonia e la giustizia.

L’ACCADEMIA PLATONICA

Nel 387 a.C. Platone fondò ad Atene la sua accademia. Vi sono strutture e giardini dove Platone tiene le sue lezioni che si basano soprattutto sul dialogo e il confronto. La scuola è organizzata come una comunità in cui discepoli vivono insieme a Platone. Chi la dirige è lo scolarca che viene eletto e dura in carica fino alla morte. Lo scopo principale di tutte le lezioni è la formazione politica in vista del rinnovamento della vita cittadina per superare la crisi della polis. Per la formazione dei futuri filosofi si insegnano la matematica l’astronomia la fisica e la dialettica. Dopo la morte di Platone l’Accademia continua ad esistere per oltre 8 secoli fino al 529 d.C., quando l’imperatore Giustiniano la fa chiudere. Storicamente si distinguono tre fasi:

  • antica o prima Accademia diretta da discepoli di Platone
  • media o seconda Accademia
  • nuova o terza Accademia detta anche scuola di Atene