Il pensiero si manifesta attraverso la formazione dei concetti, il ragionamento, la soluzione dei problemi e la creatività.
Rappresenta l’espressione più tipica dell’intelligenza umana che è diversa da quell’animale per la sua duttilità e capacità di astrazione che ha consentito all’uomo di adattarsi all’ambiente.
I concetti
Il concetto è una rappresentazione mentale che si riferisce a un determinato insieme (o classe) di oggetti.
Possiamo dunque dire che il concetto è una categoria generale e raggruppa in sé tutti gli oggetti che hanno caratteristiche comuni. I concetti sono da sempre stati studiati dalla logica, che sostiene che i concetti devono avere due importanti caratteristiche: l‘estensione e l’intensione
l’estensione riguarda l’ampiezza del concetto (felino)
l’intensione riguarda il grado di precisione e quindi il significato più specifico del concetto (gatto)
L’estensione e l’intenzione ci consentono di raggruppare i concetti in ordine gerarchico –> disendente o discendente
La formazione dei concetti
Affinché si formi un concetto la nostra mente deve fare le seguenti operazioni:
Osservare gli oggetti, individuare le somiglianze e le differenze
Raggruppare gli oggetti con caratteristiche simili e denominarli
Escludere gli oggetti con caratteristiche diverse
I ragionamenti
Il ragionamento è un’operazione mentale con cui si arriva attraverso dei passaggi ad una conclusione logica.
La logica distingue due tipi di ragionamento: induttivo e deduttivo
Il ragionamento induttivo è il tipo di ragionamento in cui si parte da casi particolari e si arriva al caso generale; questo tipo di ragionamento è molto comune nell’esperienza quotidiana
Il ragionamento deduttivo parte da premesse generali date per scontate e si arriva a casi particolari; questo ragionamento è più scientifico e porta a conclusioni certe
Con il ragionamento deduttivo non facciamo nuove scoperte perché partiamo da ciò che già sappiamo mentre il ragionamento induttivo ci consente di ampliare il bagaglio delle nostre conoscenze.
Il problem solving
In psicologia il problema è un quesito che può avere una o più soluzioni a cui si arriva attraverso più passaggi intermedi.
Ci sono due categorie di problemi: ben definiti e mal definiti
I problemi ben definiti sono quelli in cui ci sono tutti gli elementi per poterli risolvere ( problemi di geometria).
I problemi mal definiti sono i problemi della vita quotidiana o del lavoro che non presentano tutti gli elementi per poter essere risolti. Un tipo particolare di problema mal definito è quello decisionale, ossia la situazione in cui si deve fare una scelta, pendere una decisione e in cui il vero problema consiste proprio nel fare la scelta
La soluzione dei problemi, detta problem solving, è stata studiata dallo psicologo Wolfgang Kohler.
Il pensiero divergente e convergente
Divergente è quello che permette di ricercare più soluzioni che sono nuove, originali ed efficaci per cui è più facilmente applicabile a problemi aperti che possono avere più soluzioni come ad esempio i problemi sociali, ambientali o economici; richiede flessibilità e fluidità
Convergente è logico, lineare e rigido per cui la soluzione è unica come nei problemi di matematica e di logica.
Tutti noi usiamo entrambi i tipi di pensiero ma ciò dipende dalla natura del problema in quanto alcuni problemi si possono risolvere solo con quello convergente
Negli ultimi anni sono state fatte varie ricerche per scoprire quali fattori possono favorire o ostacolare la creatività: si è scoperto che sono fondamentali l’ambiente familiare scolastico; se sono sereni e incoraggianti possono stimolare il pensiero creativo, al contrario se tali ambienti educativi sono rigidi, inibiscono le potenzialità creative.
Una tecnica per stimolare la creatività e il brainstorming: il gruppo si dispone in cerchio e lo psicologo dice un’immagine, un colore o un oggetto invitando i membri del gruppo a dire liberamente tutto ciò che viene loro in mente; si compiono anche diversi giri fino a quando a qualcuno viene in mente la soluzione al problema originale.
INTELLIGENZA
La psicologia distingue la definizione di intelligenza in tre differenti:
come adattamento: è la definizione condivisa dalla maggior parte degli psicologi. L’adattamento e la capacità di risolvere un problema (rapporto tra uomo e ambiente).
Ci sono tre tipi di adattamento:
quello istintivo presente sia negli uomini che negli animali consiste nel risolvere un problema seguendo l’istinto senza ragionare
quello abitudinario tipico dell’uomo e degli animali domestici consiste nell’utilizzare la stessa soluzioni a problemi simili, per abitudine.
L’adattamento intelligente tipico solo dell’uomo avviene quando la soluzione ad un problema è rapida ed efficace
come astrazione: l’intelligenza viene vista come la capacità di astrarre. Questa definizione è molto criticata in quanto l’intelligenza non è solo astrazione
come risultato dei test: è una definizione più concreta condiviso soprattutto dagli psicologi americani per cui intelligenza è ciò che i test misurano
I primi test di intelligenza: Binet
I primi test sono nati a Parigi nel 1904 quando il ministero della pubblica istruzione promosso una ricerca per individuare nelle scuole i bambini con ritardo mentale allo scopo di inserirli poi in strutture scolastiche speciali.
L’incarico di condurre tale ricerca fu affidato allo psicologo Alfred Binet, che costruì i primi test con cui misurare l’età mentale dei bambini. L’età mentale veniva poi rapportata all’età cronologica dei bambini ossia la loro età anagrafica e da tale comparazione si poteva verificare la presenza o meno di un ritardo mentale. Ad esempio se un bambino di 5 anni ha un’età mentale di tre anni, ha un livello di intelligenza inferiore, è normale quando l’età mentale e quella cronologica coincidono
Gli sviluppi statunitensi: Terman e Wechsler
Successivamente lo psicologo americano Terman adattò il test di Binet agli adulti e definì per la prima volta il concetto di quoziente intellettivo calcolabile con questa semplice formula: Q.I.= (E.M./ E.C.) x 100 Se da questa formula il risultato è 100, si è nella piena normalità in quanto età mentale coincide perfettamente con l’età cronologica.
Oggi la tabella con i valori dei vari quozienti intellettivi è detta scala di Stanford-Binet.
Tale scala è stata poi aggiornata più volte da un altro psicologo americano David Wechsler ,docente presso il Bellevue Hospital di New York per cui la scala viene detta Wechsler- Bellevue.
Vengono misurate sia le prove verbali sia le prove di performance
Le prove verbali misurano i seguenti elementi
Quante conoscenze di carattere generale il soggetto possiede
Capacità di memorizzare liste di Parole e numeri
Capacità di ragionare
Conoscenza del significato delle parole
Capacità di cogliere somiglianze e differenze tra gli oggetti
Capacità di risolvere semplici problemi di vita quotidiana
Le prove di performance richiedono esecuzione di compiti particolari come
Completare figure
Assemblare oggetti
Riordinare delle vignette in base alla cronologia degli eventi
Le teorie
Nel corso del ‘900 sono state poi formulate nuove definizioni di intelligenza ed elaborate teorie molto diverse tra loro ma che partivano dallo stesso presupposto, ossia che non ce n’è una ma ce ne sono forme diverse e più complesse.
Thurstone e l’intelligenza multifattoriale
Lo psicologo americano Lewis Thurstone ha elaborato una teoria multifattoriale dell’intelligenza, in cui essa è considerata come la risultante di 7 fattori indipendenti tra loro e chi corrispondono a sette specifiche abilità
Comprensione verbale
Fluidità verbale
Abilità numerica
Visualizzazione spaziale
Memoria associativa
Verità percettiva
Ragionamento
Gardener e Sternberg: le intelligenze multiple
Nel tempo sono state elaborate nuove teorie in cui si valorizzavano altre forme di intelligenza tra cui le più importanti sono quella di Gardner e quella di Sternberg.
Gardner e le 9 intelligenze
Oggi questa teoria è la più nota e la più riconosciuta ed è stata elaborata dallo psicologo americano Howard Gardner ed è nota come teoria delle intelligenze multiple.
Gardner per elaborare la sua teoria prese spunto da quella di Thurstone ma la elaborò e modificò prendendo in considerazione anche gli studi più recenti sul funzionamento del cervello.
La differenza tra Thurstone e Gardner è che la teoria multifattoriale indica i 7 fattori come caratteristica dell’intelligenza mentre Gardner sostiene che noi abbiamo 9 tipi di intelligenza presenti in ognuno di noi.
Queste intelligenze sono:
Linguistica
Logico – matematica
Spaziale
Corporeo – cinestetica
Musicale
Sociale
Introspettiva
Naturalistica
Spirituale o esistenziale
Secondo gardener ognuno di noi possiede tutte queste ma eccelle soltanto in alcune di esse.
Sternberg e il modello tripartito
Durante gli anni 90 del 900 lo psicologo americano Robert Sternberg ha elaborato la teoria tripolare dell’ intelligenza dopo avere effettuato molti studi sul modo più efficace di insegnare ai ragazzi e di valutarli scolasticamente.
Individua tre tipi di intelligenza:
Critica analitica
Creativo sintetica
Pratico contestuale
Secondo Sternberg questi tre tipi sono importanti allo stesso modo e andrebbero valorizzate in ognuno di noi.
Goleman e l’intelligenza emotiva
E’ la teoria più recente che è stata elaborata da Goleman, il quale nel 1995 scrisse il libro “Intelligenza emotiva” Per Goleman le parti emotive e razionali operano insieme e non sono in contrapposizione. Secondo lui le emozioni sono importanti perché sono l’energia che guida i comportamenti. Se si utilizzano insieme, è possibile risolvere meglio i problemi e fare scelte migliori. Una persona emotivamente equilibrata ha le idee chiare, sa raggiungere un obiettivo, è empatico nei rapporti con gli altri ed è abile a rapportarsi. Tale tipo di intelligenza è importante soprattutto per chi svolge professioni d’aiuto ma lo è per ognuno di noi per cui bisognerebbe valorizzarla
Dopo la guerra del Peloponneso Atene, sconfitta da Sparta, attraversa un periodo di crisi soprattutto a livello politico con la perdita della democrazia. Inoltre, Atene è minacciata da un lato dell’ascesa di Tebe, dall’altro dall’espansione del Regno macedone a cui sarà costretta a sottomettersi. Gli ateniesi non si sentono più cittadini ma sudditi e perdono fiducia nella politica. È in questo clima che nasce l’esigenza di fondare un nuovo stato e sarà Platone a teorizzare e tentare di mettere in pratica un modello di Stato ideale.
LA VITA
Platone nasce ad Atene (428 a.C.) da una famiglia ricca e aristocratica. A 20 anni inizia a frequentare Socrate di cui sarà discepolo fino alla sua morte. Dopo l’ingiusta condanna di Socrate, Platone si allontana dalla vita politica e si dedica soltanto alla filosofia che egli ritiene possa essere l’unico mezzo per risvegliare negli ateniesi il desiderio di ricercare la verità e per poter realizzare uno Stato ideale e giusto.
Per realizzare questo Stato ideale compie tre viaggi: si reca inizialmente a Siracusa, governata da Dionigi il vecchio e diventa lì amico del cognato Dione. Dionigi non condivide le idee di Platone e lo costringe ad andare via. Durante il viaggio di ritorno ad Atene, Platone viene fatto prigioniero e reso schiavo. Un aristocratico ateniese lo riconosce e lo acquista riportandolo come uomo libero. Successivamente Platone torna di nuovo a Siracusa chiamato da Dione il quale, vuole convincere il suo successore, il nipote Dionigi il giovane, ad attuare le riforme sul modello politico platonico. Ma Dionigi il giovane, temendo che lo zio Dione voglia rubargli il trono, lo esilia, ma consente a Platone di rimanere a Siracusa. Platone deluso ritorna ad Atene.
Dopo pochi anni torna a Siracusa dove cerca di convincere Dionigi il giovane a fare entrare a Siracusa Dione. I suoi tentativi falliscono e Platone viene imprigionato. Successivamente viene scarcerato da Archita, il tiranno di Taranto e si dedicò per il resto della sua vita ai soli studi e all’insegnamento nella ACCADEMIA, la scuola da lui fondata. Muore tra il 348 e il 347 a.C. all’età di circa 80 anni.
LE OPERE DI PLATONE
Platone scrisse molte opere usando lo stile del DIALOGO. Si possono cronologicamente suddividere in:
Dialoghi socratici o giovanili, in cui Platone riporta fedelmente il pensiero di Socrate.
Dialoghi della maturità, in cui Platone espone la sua teoria che è diversa da quella di Socrate. Dialogo importante da ricordare e “La Repubblica” in cui egli descrive il suo Stato ideale
Dialoghi della vecchiaia, in cui Platone rivede alcuni aspetti della sua filosofia politica. Dialogo da ricordare è “Le leggi” in cui ammette l’impossibilità di realizzare il suo stato ideale e prospetta una nuova più realistica visione politica
LA TEOERIA DELLE IDEE
Platone ritiene che le cose di cui facciamo esperienza diretta sono la manifestazione concreta cioè sensibile delle idee che rappresentano la vera realtà, per cui sono perfette immutabili e incorruttibili. Al contrario la realtà sensibile è una copia imperfetta, mutevole e corruttibile delle idee. La realtà è dunque divisa in due dimensioni: quella del mondo delle idee, che Platone definisce IPERURANIO, e quella del mondo sensibile, cioè la realtà concreta. Anche nell’uomo vi è un dualismo tra la parte materiale, cioè il corpo che è imperfetto e mortale, e la parte spirituale cioè l’anima che è perfetta e immortale
RAPPORTO TRA COSE E IDEE
MIMESI –> le cose imitano le cose
METESSI –> le cose partecipano all’essenza delle idee
PARUSIA –> le idee partecipano all’essenza delle cose
LA CONOSCENZA COME REMINESCENZA
Secondo Platone l’anima umana prima di incarnarsi nel corpo si trova nel mondo perfetto delle idee dove contempla la realtà autentica. Quando però l’anima si incarna nel corpo dimentica ciò che ha visto nell’iperuranio e si fa ingannare dalla falsa conoscenza, ossia dalle opinioni. Tuttavia, l’uomo può accedere alla vera conoscenza attraverso il ricordo.
TRIPARTIZIONE DELL’ANIMA
Per Platone l’anima umana è divisa in tre parti:
concupiscibile, sede dei desideri e delle passioni
irascibile, sede dell’impeto
razionale, sede della ragione
il compito della parte razionale è quello di controllare le altre due parti, soprattutto quella concupiscibile che tende a ribellarsi mentre quella irascibile e più facilmente dominabile dalla ragione. Solo così facendo si possono realizzare le virtù fondamentali: la saggezza, il coraggio, la temperanza e la giustizia. Per Platone lo scopo della vita umana e dell’educazione deve essere quello di dominare con l’anima razionale la parte concupiscibile e irascibile: ciò è possibile attraverso un percorso di conoscenza progressivamente sempre più elevato passando dalle opinioni fallaci alla scienza.
VEDI MITO DELL’AURIGA
L’auriga (anima razionale) deve guidare il carro in alto verso il mondo delle idee(iperuranio-conoscenza). Per fare ciò deve saper guidare bene i due cavalli: quello bianco (anima irascibile) e quello nero (anima concupiscibile) che senza una guida andrebbero verso il basso (reincarnazione).
L’auriga quindi deve riuscire a guidare i cavalli nella stessa direzione, verso l’alto, tenendo a bada quello nero e spronando quello bianco, in modo da evitare o ritardare il più possibile di “precipitare” nella reincarnazione. Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a contemplare l’Iperuranio per un tempo più lungo rinasceranno come saggi e come filosofi.
TRIPARTIZIONE DELLA SOCIETÀ
Nel suo famoso dialogo “La Repubblica” Platone fa un parallelismo tra la tripartizione dell’anima e quella della società. In uno stato ideale ci devono essere 3 distinte classi sociali:
I produttori, nei quali predomina la parte concupiscibile dell’anima e che hanno il compito di produrre tutto ciò che serve allo stato per la sua sussistenza. La loro virtù deve essere la temperanza
I guerrieri o custodi, nei quali predomina la parte irascibile dell’anima e che devono difendere lo stato. La loro virtù deve essere il coraggio.
I governanti devono essere filosofi nei quali predomina la parte razionale dell’anima e hanno il compito di governare lo stato. La loro virtù deve essere la saggezza.
Platone pone in cima al suo stato ideale i filosofi.
Ciò che conta è che ognuno svolga il suo specifico compito affinché nello stato ideale possano regnare l’armonia e la giustizia.
L’ACCADEMIA PLATONICA
Nel 387 a.C. Platone fondò ad Atene la sua accademia. Vi sono strutture e giardini dove Platone tiene le sue lezioni che si basano soprattutto sul dialogo e il confronto. La scuola è organizzata come una comunità in cui discepoli vivono insieme a Platone. Chi la dirige è lo scolarca che viene eletto e dura in carica fino alla morte. Lo scopo principale di tutte le lezioni è la formazione politica in vista del rinnovamento della vita cittadina per superare la crisi della polis. Per la formazione dei futuri filosofi si insegnano la matematica l’astronomia la fisica e la dialettica. Dopo la morte di Platone l’Accademia continua ad esistere per oltre 8 secoli fino al 529 d.C., quando l’imperatore Giustiniano la fa chiudere. Storicamente si distinguono tre fasi:
antica o prima Accademia diretta da discepoli di Platone
media o seconda Accademia
nuova o terza Accademia detta anche scuola di Atene
Foscolo esordisce nella terza i parte nei “i sepolcri”, con l’esaltazione delle tombe dei grandi. Andare a far visita alle tombe dei grandi (grandi intesi come personaggi importanti che hanno fatto delle cose grandi, che hanno segnato la loro storia), può accendere l’animo e infondere coraggio per fare imprese o comunque a influenzare a fare azioni positive.
Come esempio di questo parla della Chiesa di Santa Croce, situata a Firenze. In questo posto è possibile vedere le tombe di personaggi molto importanti come Macchiavelli, Michelangelo, Galileo Galilei. Macchiavelli perché ha parlato contro uomini politi, non ha accettato “a testa bassa” e non si è fatto mettere i piedi in testa. Michelangelo è importante perché era un artista molto plastico, riusciva a esprimere molto bene, come nessun’altro artista, i sentimenti dell’uomo. Inoltre aveva fatto la Cappella Sistina che rappresenta la massima espressione rinascimentale. Galileo Galilei invece in quanto è andato contro il sapere dogmatico, ossia il credere a delle cose solamente perché lo aveva detto qualcuno di importante, senza verificarne veramente la correttezza. Era anche famoso per la sua fisica meccanica, dalla quale deriva anche la nostra fisica attuale.
Sottolinea anche come sia Firenze stessa ad essere famosa e non solo la Chiesa di Santa Croce, poiché è la città natale di personaggi famosi come Dante e Petrarca. Qui bisogna fare due precisazioni però. Foscolo infatti qui commette due errori: parlando di Dante dice, erroneamente, che era un ghibellino. Come sappiamo infatti lui era un Guelfo Bianco e non un ghibellino. Inoltre Petrarca non è proprio nato a Firenze, anche se passa lì gran parte della sua vita.
La terza parte del poema continua riprendendo il senso civile del ‘Carme’. Descrive infatti come l’Italia aveva subito delle invasioni da parte di stranieri e che quindi al popolo italico, persa anche la terra, non restava altro che le tombe, tombe sulle quale gli italiani si sarebbero dovuti recare per infondersi coraggio per scacciare gli stranieri.
La terza parte dei sepolcri, si conclude con una parte che verrà poi ripresa all’inizio della quarta e ultima parte. Si parla del mito di Maratona. Spiegato in poche parole, a Maratona ci fu secoli prima (rispetto al tempo in cui Foscolo scrive il poema, al suo presente) la battaglia tra le Polis Greche e i Persiani. Le Polis Greche erano un insieme di città stato, unite insieme per fare fronte comune contro appunto i Persiani. In questo momento (si intende sempre il momento in cui Foscolo sta scrivendo il poema) i Graci devono combattere contro gli Ottomani, e dice che dovrebbero andare sulle tombe dei grandi di maratona a piangere in modo da avere il coraggio e la forza di combattere contro gli Ottomani.
Questa per Fosco è anche un allegoria per dire che anche gli italiani dovrebbero fare la stessa cosa (piangere sulle tombe dei grandi) per avere coraggio e combattere gli stranieri invasori.
‘I SEMPOLCRI’: QUARTA PARTE
Nella quarta parte dei sepolcri, Foscolo continua a parlare di miti, in particolare del mito di Aiace. Il mito di Aiace in maniera riassuntiva racconta della storia delle armi di Achille. Alla morte di Achille infatti le sue armi sarebbero dovute andare ad Aiace, ma Ulisse tramite l’inganno e l’astuzia riesce a rubarle ad Aiace, il quale non riuscendo a sopportare la vergogna di essersi fatto ingannare in questa maniera da Ulisse sommato al dolore che provava si suicidò. Ulisse prese le armi stava facendo ritorno in patria ma a causa di un naufragio la nave si danneggiò e le armi che trasportava caddero in mare che con le correnti giunsero fino a sopra il sepolcro di Aiace. Questo mito vuole far notare come le armi spettassero di diritto ad Aiace e pur se ormai defunto esse fecero ritorno dal loro legittimo proprietario.
Parlando della città di troia vengono anche nominati i suoi fondatori: Dardano ed Elettra. Essi erano considerati dei semi Dei, e gli abitanti di Troia andavano a piangere sulle loro Tombe. Questa città, Troia, pur essendo realmente esistita non ne rimane nulla in quanto è stata distrutta e con il tempo perfino i sepolcri dei defunti sono andati persi, ma in quanto questa città è stata mitizzata, grazie alle poesie e ai miti essa è eterna. I defunti devono essere ricordati ma siccome le tombe sono soggette al deterioramento del tempo, la funzione civile delle poesie diventa ricordare le grandi gesta degli eroi. Uno di questi grandi eroi ricordati di Troia è Ettore.
Foscolo in questa ultima parte dei sepolcri, dice che le muse lo hanno incaricato di scrivere grandi cose, proprio come Omero scrisse l’Iliade e l’Odissea o come Dante la Divina Commedia. Questi due però a differenza sua sono diventati famosi, mentre lui, pur credendo che sarebbe arrivato anche il suo turno, quest’ultimo non arrivò mai. (Come sappiamo infatti Foscolo morì di vecchiaia in povertà a Londra).
Nel 1804 Napoleone emana l’editto di Saint Cloud, che stabiliva alcune nuove regole da rispettare soprattutto nell’ambito religioso. Per esempio imponeva che i cimiteri sarebbero dovuti essere posizionati fuori dalle città e che le lapidi delle tombe sarebbero dovute essere tutte uguali. La prima parte ha carattere igienico, infatti secondo l’editto non era molto igienico, per la popolazione della città, che i cimiteri si trovassero così in prossimità, mentre le lapidi sarebbero dovute essere tutte uguali per una questione democratica, infatti magari non tutti avevano il denaro per potersi permettere una lapide bella come quella di qualcun altro, e in questo modo non ci si sarebbe più posto questo problema.
Foscolo essendo sia un Ateo che un materialista convinto, almeno inizialmente, si trovò in accordo con questo editto. Successivamente però, quando l’editto trovò applicazione anche in Italia attorno al 1806 il dibattito attorno ad esso si intensificò e Foscolo modificò la sua posizione, scrivendo un testo per argomentare contro l’editto: ‘I Sepolcri’.
Foscolo “I SEPOLCRI” : ASPETTO FORMALE
‘I Sepolcri’ è un testo argomentativo di tipo ‘Carme’. il termine ‘Carme’ indica una tipologia di testo e veniva usato quando si parlava di argomenti a sfondo religioso. Questo termine infatti trasmette solennità al poema.
Questo testo argomentativo è diviso in quattro parti, che sembrano divise e distinte tra di loro, ma invece sta al lettore trovare i legami tra queste parti. Si trovano inoltre alcuni piani che si intersecano tra di loro:
Il presento con il passato
La storia con il mito
Il privato con il Nazionale
‘I Sepolcri’ diventano quindi un modo per parlare non solo dei morti ma anche di politica (quando di parla di Nazione, si intende la parte centro-nord Italia. Il sud infatti era occupato da più di 600 anni dai Borboni).
‘I SEPOLCRI’: PRIMA PARTE
Nella prima parte dei sepolcri, Foscolo comincia con il domandarsi se la morte risulta essere meno dura se viene celebrata nei cimiteri. Continua poi con il rimarcare che i defunti sono sacri e che vanno per questo venerati, a sostegno di ciò cita anche gli antichi Romani i quali avevano nelle proprie case un piccolo altare al quale si recavano appunto per venerare i defunti.
Foscolo (al verso 23) fa poi un discorso sentimentale e dice che non c’è motivo ti togliere all’uomo l’illusione della sopravvivenza (non quella ultraterrena, infatti ricordiamo che Foscolo oltre a essere un materialista è anche Ateo e il concetto di ultraterreno è strettamente collegato al Cattolicesimo, quindi si intente la sopravvivenza sulla terra, nei ricordi dei vivi e tramite appunto le tombe).
Lo scopo della tomba è quindi quello di essere ricordato dai vivi ed è un punto di contatto tra vivi e morti. Per questo motivo è giusto che le lapidi siano diverse tra di loro (e non tutte uguali come stabiliva l’editto), perché in base a quanto si viene ricordati dai vivi, questi ultimi faranno una lapide più bella o curata rispetto ad altri come può essere per esempio un criminale. La bellezza della lapide non viene quindi legata al denaro che uno uno possiede per permettersi di comprare una lapide migliore o al ruolo che il defunto ricopriva, ma strettamente al ricordo che viene lasciato ai vivi.
A sostegno della sua tesi porta in esempio come primo argomento contro l’editto l’esempio di Parini. (Intellettuale che aveva conosciuto a Milano durante il suo autoesilio da Venezia, e che gli è piaciuto molto come persona). Parini infatti è stato un grandissimo intellettuale che però ha ricevuto, a causa dell’editto, una lapide identica a quella di un ladro. L’editto non riconosce l’importanza delle persone.
La prima parte si conclude riprendendo il gusto del macabro.
‘I SEPOLCRI’: SECONDA PARTE
Foscolo comincia la seconda parte parlando delle cerimonie funerarie, dicendo che sono tipiche di ogni civiltà, sia antiche che moderne. Fa quindi una carrellata di tutte le cerimonie funerarie che conosce, soffermandosi in particolare su un paio:
Quelle cattoliche, perché le ritiene le più angoscianti (la cerimonia infonde l’angoscia della morte ai partecipanti)
Esalta quelle anglosassone poiché, con i suoi grandi prati verdi danno un idea di pacatezza
Viene di nuovo ribadito come la tomba sia il punto di contatto tra vivi e morti e che è da sempre così, fin dagli antichi e che quindi questa che sta esponendo non è una sua idea personale.
Al verso 141 troviamo una critica al popolo italiano (intellettuali compresi), poiché dice che gli italiani sono troppo legati al formalismo, ossia alla parte formale della cerimonia come il rito o le lapidi (gli italiani puntavano ad avere la tomba più bella possibile, facevano quasi a competizione per averla migliore di altri), invece che soffermarsi sul vero significato della tomba. Questo punto in particolare costituisce il primo insegnamento del ‘Carme’ ossia appunto, non soffermarsi troppo sulla bellezza esterna ma concentrarsi più sul significato in sé.
‘I SEPOLCRI’: TERZA PARTE
Foscolo esordisce nella terza parte con l’esaltazione delle tombe dei grandi. Andare a far visita alle tombe dei grandi (grandi intesi come personaggi importanti che hanno fatto delle cose grandi, che hanno segnato la loro storia), può accendere l’animo e infondere coraggio per fare imprese o comunque a influenzare a fare azioni positive.
Come esempio di questo parla della Chiesa di Santa Croce, situata a
Ugo Foscolo nasce il 1778 a Zante, un isola in Grecia, che si trovava sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Successivamente si sposta con la famiglia a Spalato (in Crozia) e ci rimane fino alla morte del Padre per mano di un infarto. Dopo la morte del padre andrà in contro a diverse difficoltà economiche che lo spingeranno a trasferirsi a Venezia da alcuni parenti. Qui comincia a scrivere i suoi primi versi, scopre i salotti, posti di ritrovo tra intellettuali per scrivere e scambiarsi idee e comincia ad essere sempre più bravo nella scrittura, facendosi anche notare dagli altri. A causa del trattato di Campo Formido, che comportò la vendita di Venezia agli Austriaci, si auto esiliò e fuggì a Milano. Foscolo infatti vede questo trattato come un tradimento da parte di Napoleone, e per questo quindi decide di andarsene senza mai più farci ritorno, nemmeno in vecchiaia. Trascorse un periodo della sua vita anche a Firenze, più precisamente di un anno (1812-1813), che passò in grande tranquillità e scrisse ‘Le Grazie’. Con la sconfitta Napoleonica fugge da Milano e va in esilio prima in Svizzera e successivamente a Londra, dove morirà di vecchiaia e in povertà. Infatti come vedremo successivamente, questo poeta a differenza di altri come Dante, non ebbe grande successo durante la sua vita, anche se pensava che prima o poi sarebbe arrivato il suo momento.
NOVITA’ E IDEOLOGIE
Foscolo è un poeta di transizione in quanto mette insieme due correnti: l’illuminismo e il pre-romanticismo/romanticismo, pur avendo sempre un occhio di riguardo per il Neoclassicismo (legato all’idea del bello. Questo a causa delle sue origini greche. Nasce a Zante e la madre era greca).
Foscolo è inoltre un sensita, ateo, materialista e crede nella causalità (a ogni causa corrisponde un effetto).
SFERA ILLUMINISTICA
Tra le sue novità, dovute alla sua sfera illuministica, era un:
Cosmopolita ossia non aveva un centro geografico preciso di riferimento. Viaggia molto e assorbe un po’ da tutti i luoghi che visita.
Intellettuale a tutto tondo, infatti non scriveva solo poesie o romanzi ma anche poemi, tragedie, traduzioni dall’inglese, traduzioni dal Greco e articoli di giornale. (Conosceva molto bene svariate lingue tra cui l’italiano, Greco moderno, Greco antico, Inglese, Latino e Francese)
Primo poeta in Italia che scrive per guadagnarsi da vivere. Foscolo infatti adattava le sue scritture in base alle richieste del pubblico, per esempio erano molto richieste le traduzioni.
SFERA NEOCLASSICA
Troviamo l’idea del bello ideale che deve rasserenare gli animi. Questa bellezza però comunque non deve essere limitata a ciò ma deve comunque insegnare qualcosa (funzione civile). Gli serve per calmare i suoi sentimenti da leone, infatti legge libri belli che gli piacciono proprio a livello letterale. Tutto ciò lo aiuta anche a superare i suoi drammi interiori.
SFERA PRE-ROMANTICA
Abbiamo l’esaltazione dei sentimenti, per esempio quando fa emergere i suoi sentimenti (quando parla delle donne). Comunque non riesce a legare bene questi due poli (illuminismo/Neoclassicismo e pre-romanticismo), anche se con la vecchia migliora. Inoltre in Foscolo troviamo la mancanza di una sfera affettuosa. Infatti anche se ha avuto molte donne non si è mai focalizzato su una in particolare come è accaduto con altri poeti. A contribuire a ciò è stata anche la morte del padre avvenuta in età giovane.
RAPPORTO CON NAPOLEONE
Foscolo vedeva Napoleone come un liberatore, come uno che volve fare la cosa giusta per l’Italia. Lavorò anche per il suo regime, e pur rimanendo deluso da comportamenti di Napoleone, non smise di lavorarci. Troviamo diversi atteggiamenti ambigui nei suoi confronti come per esempio lo odia per aver venduto Venezia agli Austriaci (trattato di Campoformido), ma nello stesso tempo capisce, e accetta, che quella era la cosa migliore da fare in quel momento.
Oppure quando con l’editto di Saint Cloud [emanato da Napoleone nel 1804 e arrivato in Italia due anni dopo, questo editto diceva in poche parole che per una questione igienica i cimiteri dovevano essere posti fuori città, e per una questione democratica tutte le lapidi delle tombe sarebbero dovute essere uguali] si trova in accordo. Inizialmente, infatti, Foscolo essendo un materialista convinto e soprattutto ateo, non trovò alcun problema nel accettare questa modifica nell’ambito religioso. Successivamente però, quando il dibattito si intensificò anche tra gli intellettuali rivede la sua posizione, scrivendo un poema “Carme”, il famoso ‘I Sepolcri’.
Torquato Tasso (Sorrento, 1544 – Roma, 1595) è il principale poeta e scrittore dell’età della Controriforma, nonché l’autore di uno dei maggiori capolavori del poema epico del Cinquecento, la Gerusalemme liberata. Venne cresciuto dal padre che era uno scrittore che viveva a Corte . Durante la sua vita soggiornò in diverse con corti dove ebbe la possibilità di studiare filosofia, letteratura e diritto.
Nel 1559 seguì il padre a Venezia e lì, per soggestire dall’ambiente della città, impegnata nel conflitto contro i turchi, a soli 15 anni iniziò un poema epico sulla prima crociata, il ” Gerusalemme”, lasciandolo però interrotto. Torquato, nel 1660 passò a Padova per frequentare delle prestigiose università e all’età di 18 anni scrisse un poema epico di argomento cavalleresco chiamato tra “ Rinaldo”. Tasso tuttavia è un poeta lacerata da profonde contraddizioni inizialmente celebra le corti e si pretende verso di essa in modo molto positivo d’altro lato però, vi è una segreta versione su di esse che si esprime nei seguenti atteggiamenti di rivolta violenta, nelle sue fughe continue, nel suo irrequieto vadabongar da un centro all’altro, senza mai trovare un luogo in cui risiedere stabilmente.
Il suo scopo principale era quello di avere successo, infatti scriveva per la fama e per offrire precetti morali oppure dare dell’ utile all’uomo mediante freccetine.
ASPETTO FORMALE
Torquato Tasso utilizza un’ ottava ovvero una strofa composta da 8 versi.
Il suo linguaggio è composto da un uso elevato di aggettivi e di enjambements. Ha uno stile sublime , diverso, inquieto, poco lineare, con parole rare derivanti anche dal latino e con parole allitteranti. La struttura che utilizza è una struttura unitaria dove troviamo una sintassi complessa che indica questo mondo meno scanzonato dove bisogna seguire le regole divine.
TORQUATO TASSO: BIFRONTISMO-TASSIANO
Il bifrontismo tassiano nasce dalla paura di essere condannato dalla chiesa. Ritroviamo infatti all’interno delle sue scritture due elementi scritti in un modo ma che invece ne sottintendono altro , trovando così delle contrapposizioni involontarie. Un esempio è la denuncia verso l’amore fisico che però quest’ultimo viene descritto da lui.
GERUSALEMME LIBERATA
CRONOTOPO
Il cronotopo della Gerusalemme liberata è chiuso. Il tutto è ambientato durante la seconda metà del 500 quindi nel periodo del manierismo più particolarmente durante la prima crociata. La faccenda è ambientata intorno a Gerusalemme e quindi troviamo un luogo chiuso.
CONTENUTO
In questa opera troviamo uno stile storico- reale ovvero un evento con radici legate alla storia ma romanzate. Questo stile infatti viene intravisto nella prima crociata dove troviamo gli ottomani che sono una popolazione pericolosa, e la battaglia di lepanto. Tasso sfrutta questi due elementi per ricalcare infatti l’idea religiosa.
In questa opera troviamo il meraviglioso di Tasso chiamato anche “meraviglioso cristiano” , dove troviamo la presenza di angeli e demoni che sono elementi legati alla religiosità. Vi è la presenza anche dell’ Edonismo ovvero la ricerca del piacere , quest’ultimo legato all’aspetto formale. Troviamo gli strumenti dell’inferno ovvero le maghe, e gli strumenti del paradiso ovvero i paladini dove quest’ultimi sono attirati dal male , perdendo così i loro obiettivi. Vi è la presenza della guerra ovvero dove ritroviamo i cristiani che vogliono sconfiggere i musulmani, fratturando così una netta distinzione tra queste due leghe. Ritroviamo la visione della guerra, una visione indicata come un qualcosa che possa portare ricchezza , la visione dell’amore, ma solo all’interno del matrimonio e infine l’esaltazione anche delle corti.
TORQUATO TASSO: MOTIVO ENCOMIASTICO
Motivo encomiastico di questa opera è Rinaldo, un Cavaliere che si mostra di aver errato dato che si innamora con la maga Armida. Questo allo scopo di dimostrare che il Cavaliere pur avendo sbagliato attraverso l’aiuto dei compagni cattolici si ravvede e torna a combattere sul campo cristiano.