Indice:
Vita Ugo Foscolo
Parte uno e due.
Parte tre e quattro.
Come nasce il poema ‘I Sepolcri’?
Nel 1804 Napoleone emana l’editto di Saint Cloud, che stabiliva alcune nuove regole da rispettare soprattutto nell’ambito religioso.
Per esempio imponeva che i cimiteri sarebbero dovuti essere posizionati fuori dalle città e che le lapidi delle tombe sarebbero dovute essere tutte uguali.
La prima parte ha carattere igienico, infatti secondo l’editto non era molto igienico, per la popolazione della città, che i cimiteri si trovassero così in prossimità, mentre le lapidi sarebbero dovute essere tutte uguali per una questione democratica, infatti magari non tutti avevano il denaro per potersi permettere una lapide bella come quella di qualcun altro, e in questo modo non ci si sarebbe più posto questo problema.
Foscolo essendo sia un Ateo che un materialista convinto, almeno inizialmente, si trovò in accordo con questo editto. Successivamente però, quando l’editto trovò applicazione anche in Italia attorno al 1806 il dibattito attorno ad esso si intensificò e Foscolo modificò la sua posizione, scrivendo un testo per argomentare contro l’editto: ‘I Sepolcri’.
Foscolo “I SEPOLCRI” : ASPETTO FORMALE
‘I Sepolcri’ è un testo argomentativo di tipo ‘Carme’. il termine ‘Carme’ indica una tipologia di testo e veniva usato quando si parlava di argomenti a sfondo religioso. Questo termine infatti trasmette solennità al poema.
Questo testo argomentativo è diviso in quattro parti, che sembrano divise e distinte tra di loro, ma invece sta al lettore trovare i legami tra queste parti. Si trovano inoltre alcuni piani che si intersecano tra di loro:
- Il presento con il passato
- La storia con il mito
- Il privato con il Nazionale
‘I Sepolcri’ diventano quindi un modo per parlare non solo dei morti ma anche di politica (quando di parla di Nazione, si intende la parte centro-nord Italia. Il sud infatti era occupato da più di 600 anni dai Borboni).
‘I SEPOLCRI’: PRIMA PARTE
Nella prima parte dei sepolcri, Foscolo comincia con il domandarsi se la morte risulta essere meno dura se viene celebrata nei cimiteri.
Continua poi con il rimarcare che i defunti sono sacri e che vanno per questo venerati, a sostegno di ciò cita anche gli antichi Romani i quali avevano nelle proprie case un piccolo altare al quale si recavano appunto per venerare i defunti.
Foscolo (al verso 23) fa poi un discorso sentimentale e dice che non c’è motivo ti togliere all’uomo l’illusione della sopravvivenza (non quella ultraterrena, infatti ricordiamo che Foscolo oltre a essere un materialista è anche Ateo e il concetto di ultraterreno è strettamente collegato al Cattolicesimo, quindi si intente la sopravvivenza sulla terra, nei ricordi dei vivi e tramite appunto le tombe).
Lo scopo della tomba è quindi quello di essere ricordato dai vivi ed è un punto di contatto tra vivi e morti. Per questo motivo è giusto che le lapidi siano diverse tra di loro (e non tutte uguali come stabiliva l’editto), perché in base a quanto si viene ricordati dai vivi, questi ultimi faranno una lapide più bella o curata rispetto ad altri come può essere per esempio un criminale. La bellezza della lapide non viene quindi legata al denaro che uno uno possiede per permettersi di comprare una lapide migliore o al ruolo che il defunto ricopriva, ma strettamente al ricordo che viene lasciato ai vivi.
A sostegno della sua tesi porta in esempio come primo argomento contro l’editto l’esempio di Parini. (Intellettuale che aveva conosciuto a Milano durante il suo autoesilio da Venezia, e che gli è piaciuto molto come persona). Parini infatti è stato un grandissimo intellettuale che però ha ricevuto, a causa dell’editto, una lapide identica a quella di un ladro. L’editto non riconosce l’importanza delle persone.
La prima parte si conclude riprendendo il gusto del macabro.
‘I SEPOLCRI’: SECONDA PARTE
Foscolo comincia la seconda parte parlando delle cerimonie funerarie, dicendo che sono tipiche di ogni civiltà, sia antiche che moderne.
Fa quindi una carrellata di tutte le cerimonie funerarie che conosce, soffermandosi in particolare su un paio:
- Quelle cattoliche, perché le ritiene le più angoscianti (la cerimonia infonde l’angoscia della morte ai partecipanti)
- Esalta quelle anglosassone poiché, con i suoi grandi prati verdi danno un idea di pacatezza
Viene di nuovo ribadito come la tomba sia il punto di contatto tra vivi e morti e che è da sempre così, fin dagli antichi e che quindi questa che sta esponendo non è una sua idea personale.
Al verso 141 troviamo una critica al popolo italiano (intellettuali compresi), poiché dice che gli italiani sono troppo legati al formalismo, ossia alla parte formale della cerimonia come il rito o le lapidi (gli italiani puntavano ad avere la tomba più bella possibile, facevano quasi a competizione per averla migliore di altri), invece che soffermarsi sul vero significato della tomba. Questo punto in particolare costituisce il primo insegnamento del ‘Carme’ ossia appunto, non soffermarsi troppo sulla bellezza esterna ma concentrarsi più sul significato in sé.
‘I SEPOLCRI’: TERZA PARTE
Foscolo esordisce nella terza parte con l’esaltazione delle tombe dei grandi. Andare a far visita alle tombe dei grandi (grandi intesi come personaggi importanti che hanno fatto delle cose grandi, che hanno segnato la loro storia), può accendere l’animo e infondere coraggio per fare imprese o comunque a influenzare a fare azioni positive.
Come esempio di questo parla della Chiesa di Santa Croce, situata a
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